Università e Ricerca: primo rapporto Anvur

Il 18 marzo l’Anvur ha presentato il primo “Rapporto biennale sullo stato del sistema universitario e della ricerca”, alla presenza del Ministro Giannini. Il documento analizza numerosi aspetti: rapporto tra iscritti e laureati, funzionamento del sistema 3+2, percorsi post-lauream, governance degli atenei, caratteristiche e finanziamento degli enti di ricerca, qualità e impatto della produzione scientifica, ricadute socio-economiche della ricerca.

Il rapporto dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca si articola in due sezioni, una dedicata al sistema universitario, una dedicata alla ricerca:

nella prima sezione si analizzano da un lato le tendenze relative agli studenti (iscrizioni, percorsi ed esiti negli studi), dall’altro gli andamenti delle risorse economiche e umane, della spesa degli atenei e dell’offerta formativa.

la seconda sezione è dedicata, principalmente, a un’analisi della struttura del sistema della ricerca, anche negli aspetti istituzionali, delle risorse nazionali e di fonte europea e del posizionamento internazionale della ricerca italiana.

Dal 2009 il finanziamento complessivo del Miur al sistema universitario si è ridotto di circa 1 miliardo. Nei prossimi cinque anni andranno in pensione 9.000 docenti, il 17% del totale; sarà quindi necessario assicurarne il ricambio (circa 1.800 docenti all’anno) per garantire la didattica, il governo degli atenei e il potenziale di ricerca del Paese. Il Rapporto registra l’aumento del numero dei laureati negli ultimi anni: tra il 1993 e il 2012, infatti, la quota dei laureati sulla popolazione in età da lavoro è salita dal 5,5% al 12,7% e tra i giovani in età compresa tra i 25 e i 34 anni si è passati dal 7,1 al 22,3%.

Il fatto che quasi un terzo degli immatricolati abbandoni o cambi corso di studio dopo il primo anno indica la difficoltà del passaggio dalle scuole superiori all’università: ciò è dovuto all’inefficacia dell’orientamento formativo, a deficit di preparazione degli studenti, alla debolezza del tutoraggio per gli immatricolati.

Esiste una frattura evidente tra gli atenei del Nord e quelli del Centro-Sud, per esempio per il numero degli studenti fuori-corso, per la durata media degli studi e per gli abbandoni precoci.

Sul mercato del lavoro la laurea continua in media a offrire migliori opportunità occupazionali e reddituali rispetto al solo diploma di maturità. La crisi ha colpito duramente i più giovani, ma gli effetti sono stati decisamente peggiori per chi ha un livello d’istruzione più basso.

La spesa italiana in ricerca e sviluppo è tra le più basse delle grandi economie industriali. Le risorse pubbliche investite in ricerca sono circa lo 0,52% del PIL, 0,18% in meno rispetto alla media OCSE. Anche le risorse MIUR specifiche per il finanziamento della ricerca sono diminuite nel tempo, riducendo ulteriormente la capacità di università ed enti di disporre di risorse aggiuntive per condurre progetti di ricerca di ampio respiro.

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