Indicazioni 2012: testo definitivo in arrivo

Arrivano al traguardo finale dopo il parere favorevole del CNPI, pronte per l’apertura dell’anno scolastico, le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione.

 

Continuità e innovazione

Arrivano al traguardo finale dopo il parere favorevole del CNPI, pronte per l’apertura dell’anno scolastico, le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione. A spron battuto la commissione supervisionata dal Sottosegretario di Stato Marco Rossi-Doria è riuscita ad esitare una prima bozza di testo a fine maggio da sottoporre alla consultazione delle scuole ed un testo definitivo capace di recepire suggerimenti di varia natura pervenuti dalle scuole e dai loro organismi rappresentativi come il CNPI. Chi si è appassionato alle Indicazioni del DM 31.7.2007 (Fioroni-Ceruti) ritroverà in questo testo i passaggi essenziali di quella stesura, ma anche non pochi arricchimenti dovuti alla riflessione e all’elaborazione di questi anni. Osserviamo sinteticamente questi aspetti innovativi.

 

Lo studente colto e cittadino

Il capitolo introduttivo “Cultura scuola persona” mantiene l’ancoraggio della scuola ai processi socioantropologici della contemporaneità con un’accentuazione sul compito educativo della scuola e sull’importanza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Si conferma con forza la centralità della persona e del suo diritto ad un apprendimento significativo, orientato alla cittadinanza. L’alunno colto è colui che riesce a sviluppare, grazie agli apprendimenti formali favoriti dalla scuola, una capacità di partecipazione attiva al mondo sociale. La scuola dev’essere capace di sviluppare in lui competenze culturali solide.

Del tutto nuovo è il capitolo intitolato “Finalità generali”, che ha il merito non solo di ricondurre il lavoro degli insegnanti alla Costituzione e all’Europa, ma anche quello di puntualizzare la centralità dell’autonomia elaborativa delle scuole, chiamate a lavorare in sinergia con le Indicazioni nazionali. Nuovo del tutto è il “Profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione”, che permette agli insegnanti di disporre di alcune stelle polari per la progettazione del curricolo. A questo profilo si ispireranno i traguardi di sviluppo delle competenze e gli obiettivi ad essi connessi.

 

La cassetta degli attrezzi

Con il capitolo “L’organizzazione del curricolo” si entra nel vivo del fare scuola quotidiano, con alcune novità. Ma prima è importante una precisazione. Il curricolo è sempre visto come spazio di ricerca e innovazione per gli insegnanti, al di fuori da ogni logica di adempimento. Lavorare sul curricolo, nel testo, significa partecipare a processi di apprendimento organizzato. Tra le novità di cui si diceva, la prima è la rinuncia all’aggregazione “dall’alto” delle discipline in aree. Le scuole possono muoversi creativamente su questo terreno. La seconda ha a che fare con l’idea di “prescrittività” dei traguardi di sviluppo delle competenze. Come dire che il gioco consiste nell’aumentare la prescrittività del traguardo mentre si aumenta la libertà del percorso.

 

 

In attesa della certificazione

Viene poi ampliato il ragionamento sulla valutazione e sulla certificazione. Quest’ultima è attesa alla fine della primaria e della secondaria di primo grado ed il suo oggetto è costituito dal Profilo delle competenze. I modelli non saranno “fai da te”, ma nazionali. A questo punto le comunità dei docenti sono attese alla coerenza della filiera progettuale: dalla progettazione del curricolo, alla valutazione degli apprendimenti alla certificazione delle competenze. La sfida professionale non sfugge al testo. Si tratta, per gli insegnanti, di implementare la propria capacità di fare “comunità professionale”. È molto importante quanto si dice a proposito della sinergia tra valutazioni interne ed esterne: è importante che si sviluppi tra gli insegnanti una cultura della valutazione, che rifugga dal cosiddetto teaching to test, cioè da una pratica volta ad addestrare i ragazzi all’esclusivo superamento delle prove. Da qui l’accento sugli aspetti di formatività e riflessività del processo valutativo.

 

Un bambino che cresce col curricolo

Questi capitoli “trasversali” sono seguiti dai due grandi settori dedicati rispettivamente alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo. Ma il testo non abbandona mai le linee architettoniche della prima parte e non indulge mai ad elenchi di competenze e obiettivi se non dopo aver ampiamente argomentato il senso del fare scuola che soggiace ad ogni pratica programmatoria.

E dunque la scuola dell’infanzia si ripropone come scuola in cui l’aspetto ludico ed emozionale è al servizio della costruzione di competenze, ovvero di alcuni habitus comportamentali, relazionali, cognitivi, culturali, capaci di introdurre pian piano i bambini nello spazio simbolico della cultura. I campi d’esperienza trovano uno spazio unitario in una sorta di profilo del bambino in uscita, caratterizzato da undici “competenze” che possono aiutare chi insegna nella primaria a costruire un curricolo verticale ben innestato sul segmento precedente.

 

Ambienti di apprendimenti

Quando affronta la scuola del primo ciclo, il testo ripropone i cavalli di battaglia del 2007, soprattutto il tema dell’ “ambiente di apprendimento”, quale spazio capace di introdurre gradualmente, con le adeguate mediazioni didattiche e relazionali, i bambini in ingresso dalla scuola dell’infanzia nello spazio dei saperi codificati e organizzati nelle discipline di insegnamento. Resta netta e determinata la presa di distanza da didattiche frammentate e trasmissive, che contraddirebbero la magna charta sociopedagogica enunciata nei capitoli introduttivi, che avevano delineato il processo dell’insegnare e dell’imparare quale processo di andata e ritorno tra scuola e vita. Anche la cittadinanza deve avere il sapore dell’esperienza e va incentivata attraverso pratiche capaci di fare interiorizzare i capisaldi della convivenza civile. L’apprendimento della Costituzione, ovviamente, rappresenta una solida base, ma è fondamentale che la cittadinanza sia “carne e sangue” della didattica di tutte le discipline.

 

La sfida dei saperi

Tutto quanto fin qui descritto è la cornice. Poi si entra nel campo delle singole discipline, organizzate ancora una volta: in una solida introduzione di carattere epistemologico, pedagogico e didattico che richiama le “regole auree” di un insegnamento non slegato dai bisogni formativi degli studenti e dalle istanze della contemporaneità; nell’individuazione di traguardi di sviluppo delle competenze al termine della quinta primaria e della terza secondaria; nell’individuazione di obiettivi di apprendimento che solo per alcune discipline (quindi non per tutte come nella stesura precedente) sono declinati per la terza e quinta primaria nonché per la terza secondaria, mentre per altre si salta il passaggio dalla terza classe della primaria. La competenza in italiano è fortemente arricchita nella direzione dell’integrazione dei vari momenti dell’apprendimento, evitando con cura le secche del grammaticalismo, mentre restano confermati i pregi delle competenze matematiche. La storia continua ad essere insegnata in modo “spalmato” negli otto anni, ma viene precisato che la contemporaneità non può essere demandata soltanto all’ultimo anno delle medie. Già nella primaria la libertà curricolare dei docenti può muoversi tra argomenti storici più vicini ai bambini con adeguati interventi didattici. Ma è una partita tutta da giocare. Torna l’ “Educazione fisica” che riassorbe “Corpo movimento e sport”. Forte accentuazione sulle didattiche laboratoriali per le altre discipline, sempre chiamate alla dialogicità e all’apertura dei confini.

 

In conclusione, si può dire che siamo davanti ad un testo-sfida, come ben coglie il parere del CNPI quando invita l’amministrazione ad emanare delle Linee-guida per sostenere il processo di maturazione del dispositivo normativo. La scuola di queste Indicazioni è una scuola possibile, rintracciabile qua e là, ma non ancora “sistemica”. La palla passa quindi al sostegno, al monitoraggio, alla formazione in servizio, a quell’accompagnamento che può permettere ai nuovi Istituti comprensivi di realizzare le attese di tutti.

 

 

Maurizio Muraglia