Dopo Ischia 2017: “Una scuola per le competenze” nel sistema, nell’organizzazione, nelle professionalità


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Un sottile ma robusto filo rosso

Tutto secondo le attese alla Summer School 2017 di Ischia. L’evento formativo “Una scuola per le competenze” ha richiamato - a scuole ormai chiuse - ben oltre un centinaio tra docenti, dirigenti scolastici (molti aspiranti), ispettori tecnici e personale ATA, giunti da tutte le parti d’Italia.

Tematiche di tutto rispetto, relatori qualificati, un parterre di partecipanti “coccolato” dalla qualità della manifestazione, e un’organizzazione che non ha lesinato sforzi. Questi sono in sintesi gli ingredienti principali della buona riuscita della Summer School realizzata dalla dinamica casa editrice Tecnodid (nonché Ente di formazione riconosciuto dal Miur) della famiglia Crusco, nell’amena cornice dell’isola di Ischia, dal 23 al 25 luglio scorsi, che superato abbondantemente la soglia della 10ª edizione.

Tra i decani, un premio per la l’assidua frequenza va agli insostituibili relatori/coordinatori Sergio Auriemma, Giancarlo Cerini e Mariella Spinosi, che dalle prime edizioni, nel decennio scorso, ad oggi non hanno marinato un solo giro.

Le competenze, in tutte le possibili declinazioni, sono state il file rouge (o meglio bleu, come il mare ischitano) che ha attraversato i tre giorni di Summer School.

Ai numerosi partecipanti è stata concessa un’immersione nelle questioni cruciali che riguardano un sistema scolastico in continua evoluzione: dalle emergenze quotidiane ai futuri scenari, dalle novità legislative alle profonde radici culturali e pedagogiche; il tutto senza sconti e piaggerie, anzi animato da dibattiti, confronti e divergenti ma costruttivi punti di vista.

“Una scuola per le competenze”, dunque, non solo evocate dal titolo del convegno, ma dipanate e sviscerate concretamente lungo le quattro sessioni plenarie del convegno, altrettanti workshop e due question time. Insomma una full immersion non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per coloro che saranno impegnati nelle prossime prove concorsuali a dirigente scolastico.

Gli scenari: facciamo il punto

Durante la prima sessione di lavoro si è fatto il punto sui nuovi scenari del futuro, delineati dall’intervento di Mariella Spinosi su “Le competenze in una scuola che cambia: moda di stagione o esigenza vera?”, e dall’intervento di Sergio Auriemma su “Le revisioni degli assetti funzionali ed organizzativi pubblici: alcune risposte alle criticità”.

E mentre l’ispettrice Spinosi si è soffermata sul concetto di competenza, a partire dal suo significato polisemico, ripercorrendone le tappe salienti dal mondo del lavoro a quello dell’istruzione, dalla Conferenza mondiale sull’“Educazione per tutti” del 1990 (Unesco)[1] all’Agenda 2030, il viceprocuratore della Corte dei Conti, Sergio Auriemma, si è avvalso della massima latina Hic Rhodus, hic salta e della favola di Esopo per sostenere che la validità e l’efficacia di una riforma, sia della scuola sia del pubblico impiego, si vedrà sul campo, allo stato dei fatti e al termine di una legislatura, nella capacità di fornire risposte puntuali e concrete ai tanti problemi sul tappeto della pubblica amministrazione italiana.

Una scuola che sceglie le competenze

C’è un pensiero pedagogico dietro il curricolo verticale o si tratta solo di un dispositivo organizzativo, facilitatore della progressione degli apprendimenti? Quanto sono distanti le teorie che riguardano le competenze, e che tutti ben conoscono, dalla faticosa, quotidiana pratica didattica? Si possono tenere unite anche nel secondo grado esperienza e riflessività, ad esempio nell’alternanza scuola-lavoro? Questi e altri interrogativi si sono posti Giancarlo Cerini, Mariella Spinosi e Nilde Maloni nel corso della seconda sessione, che è entrata nel cuore di alcune questioni, puntando la lente d’ingrandimento su temi generativi, quali:

- la primarietà e secondarietà, intese come modalità specifiche di accesso al conoscere: le parole calde e feconde, i lessici specifici e al tempo stesso necessariamente dialoganti, che caratterizzano ciascun ciclo scolastico, dai 3 ai 19 anni, senza dimenticare lo 0-3 (Cerini);

- il riconoscimento generalizzato del valore delle didattiche attive versus la resistenza al cambiamento e a nuovi e diversi approcci ai saperi, con la consapevolezza che la sfida non si vince da soli, ma con il contributo e la condivisione dell’intero consiglio di classe (Spinosi);

- la reciprocità fra le competenze disciplinari e quelle di cittadinanza; il senso di responsabilità e di autonomia; la solidarietà, l’imprenditorialità, il senso civico e sociale; le competenze informali e non formali; le opportunità e i vincoli dell’alternanza scuola-lavoro (Maloni).

I workshop condotti da Antonia Carlini e Alan Pona hanno ulteriormente approfondito alcuni aspetti legati alle competenze, mettendo rispettivamente a fuoco le dinamiche organizzative e gestionali del curricolo, anche attraverso opportune esemplificazioni metodologiche.

Gli sviluppi del sistema nazionale di valutazione

Alla luce del recente D.Lgs 62/2017 e delle novità da esso introdotte già a partire dal prossimo anno scolastico, il direttore generale dell’Invalsi Paolo Mazzoli ha spiegato, in apertura della terza sessione, alcuni concetti chiave della valutazione di sistema, quali la variabilità fra le classi, il valore aggiunto, i livelli di competenza acquisiti dagli studenti e il concetto di “ancoraggio”. Dati e valori che non appartengono unilateralmente a una valutazione hard, basata su punteggi secchi e dati assoluti, ma presentano diversi risvolti soft, poiché afferiscono all’equità, alla funzione di accompagnamento e di cura, al riconoscimento delle cose che lo studente sa fare, esplicitando sempre in positivo la descrizione del livello raggiunto (scelta già espressa dal modello di certificazione delle competenze nelle scuole del primo ciclo, per il quale si è in attesa di un decreto ministeriale dedicato). Mazzoli è riuscito, con uno stile “colorito” ed “esemplificativo”, ad affrontare concetti statistico-docimologici di una certa complessità. La valutazione, nelle sue declinazioni operative, procedurali, amministrative e comunicative, è stata poi tema dei workshop conclusivi della terza sessione, condotti da Rossella Stornaiuolo e Maria Teresa Stancarone.

Una scuola che pensa al futuro

La quarta ed ultima sessione, dal titolo “Una scuola che pensa al futuro”, si è aperta con l’atteso intervento di Bruno Scuotto, Presidente Fondimpresa e Vice Presidente Piccola Industria Confindustria, che ha parlato di due mondi, scuola e impresa, ancora arroccati nella propria autoreferenzialità, e dove non mancano diffidenze reciproche, nonostante un dato significativo, quello degli studenti in alternanza scuola-lavoro che passano da 250.000 a 1.500.000 e per 400 ore l’anno (200 per i licei).

Scuotto si è soffermato, inoltre, sul valore del lavoro, sulle competenze non solo trasversali ma anche culturali che uno studente dovrebbe possedere al termine del proprio percorso di studi, e soprattutto sulla formazione continua che interpella entrambi i mondi, senza l’antica contrapposizione tra otium e negotium e abbandonando definitivamente quel vecchio slogan perbenista “Prima si studia, poi si lavora”.

La seconda parte della mattinata è stata dedicata alle “novità in vista” delle deleghe attuative della L. 107/2015, con una serie di contributi molto puntuali (Rispoli, Sironi, Di Natale, Seccia, Carlini), che hanno messo in luce punti di forza e criticità di cinque degli otto decreti legislativi, ancora in attesa di piena attuazione. Si è parlato, dunque, di zerosei, disabilità, valutazione, formazione iniziale, istruzione professionale.

E mentre per tutti l’appuntamento è per l’edizione estiva 2018, nel frattempo gli organizzatori sono già a lavoro per l’ormai consueto appuntamento autunnale a Scanno (AQ).

Angelo Prontera e Lorella Zauli

 

[1] In occasione della Conferenza mondiale sull’“Educazione per tutti” dell’Unesco (Thailandia, 1990) è stato fondato il movimento Education for All (EFA); si è riconosciuta la necessità di promuovere in misura concreta l’accesso all’educazione e la riduzione massiccia dell’analfabetismo nel mondo, entro la fine del decennio.



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