Certificazione (delle competenze)

Mariella Spinosi, dal testo originario di Giancarlo Cerini

La valutazione degli apprendimenti, oltre ad essere una importante questione pedagogica (per il suo carattere formativo), assume precisi risvolti giuridici quando attesta ( certum facere ) gli esiti di un percorso di istruzione scolastica o di formazione professionale o quando valida i risultati di apprendimento non formale e informale. Il valore legale, erga omnes , dei risultati conseguiti al termine di un percorso di istruzione o formazione è stato nella nostra tradizione scolastica ben rappresentato dal sistema degli esami e dal rilascio di un titolo di studio (o di una qualifica). Questo aspetto formale, tuttavia, viene considerato ormai insufficiente, ed emerge il bisogno di una più esplicita ed analitica attestazione di abilità, conoscenze e competenze effettivamente padroneggiate dai soggetti, a prescindere dalle modalità con cui sono state acquisite (che possono essere formali, non formali, informali). Da questa esigenza nasce la richiesta di certificare le competenze.

Certificare le competenze non è solo questione "scolastica"

La legge 13 luglio 2015, n. 107 ha delegato il Governo ad adeguare la normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze, con particolare riferimento agli studenti del primo ciclo, per metterne in rilievo " la funzione formativa e di orientamento" (art. 1, comma 181, lett. i). Il D.lgs. 13 aprile 2017, n. 62 darà attuazione a tale delega, introducendo importanti novità in materia di certificazione, che saranno articolate attraverso provvedimenti attuativi, oggi rivisti alla luce delle nuove esigenze nazionali ed europee (DM n. 14 del 30 gennaio 2024).

Ma il tema della certificazione va ben oltre il contesto scolastico, per assumere un più rilevante significato sociale, di connessione tra istruzione, lavoro, cittadinanza, welfare, in sintonia con le prospettive europee in materia, richiamate anche dall'Intesa intervenuta nella Conferenza