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08/02/2024

Istruzione e Formazione Professionale (IeFP)

Mariella Spinosi

Il modello italiano del percorso di Istruzione e formazione professionale (IeFP) è molto complesso e anche anomalo rispetto al corrispondente VET (Vocational Education and Training) che in Europa ingloba competenze specifiche di tipo professionale e tecnico e verso cui noi oggi stiamo cercando di allinearci.

È complesso per la sua storia che cercheremo di ricostruire sinteticamente; lo è anche perché non siamo mai stati lineari nelle scelte, a prescindere dalle compagini politiche dei governi che si sono succeduti nei decenni; lo è per via della stessa legislazione concorrente che non favorisce un sistema nazionale di qualità garantito a tutti; lo è, inoltre, perché oggi dobbiamo prendere decisioni non più rinviabili e perché ci dobbiamo confrontare con i nostri partner europei.

Prima della legge 53/2003 (nota come Legge Moratti), la Formazione Professionale (FP) consisteva in un ambito formativo fuori dal sistema scolastico di Istruzione e con finalità unicamente rivolte allo sviluppo di competenze per l'inserimento lavorativo, mentre l'istruzione professionale (IP) rientrava pienamente nel sistema nazionale e ne costituiva la "terza gamba". Per capire, tuttavia, la complessità della questione, è opportuno risalire alle origini e poi alla riforma Gentile e ricostruire i più recenti eventi istituzionali fino ad arrivare agli snodi problematici della situazione attuale.

Le origini

Nell'Ottocento si chiamavano scuole industriali o artistico-industriali ed erano tendenzialmente scuole serali. Nel novembre 1878 (primo governo Cairoli) venne emanata una circolare in cui si prometteva un contributo statale a comuni, province e associazioni che fondassero scuole serali per formare artigiani e capi-officina.

Dalla loro nascita fino al 1908 tali scuole godettero di una larga autonomia: le giunte scolastiche, che amministravano ogni singolo istituto, erano libere di stabilire gli anni di corso, le materie da inseg

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