Nota Pubblica Istruzione 10.03.2006, n. 2427

Con nota n. 7126 del 7 marzo 2006 codesto Ufficio rappresenta la situazione di alcuni istituti paritari di Roma per i quali è stato accertata l'esistenza di classi V collaterali, cui non corrisponde un corso di studi completo. Viene allegata documentazione con la quale le scuole interessate contestano. I rilievi formulati al riguardo sostenendo che nel tessuto normativo vigente non sarebbero rinvenibili norme ostative all'istituzione delle stesse.

Al riguardo si ritiene di dover formulare le seguenti considerazioni enucleabili dal complesso delle norme, primaria e secondarie, esistenti che vanno lette in chiave sistemica.

Il tema va affrontato partendo dal principio, sancito dall'articolo 1, comma 6, lettera f) della legge 10 marzo 2000, n. 62, che la parità scolastica è riconosciuta per corsi interi e non per singole classi, tranne che in fase di istituzione di nuovi corsi completi ad iniziare dalla prima classe.

La circolare ministeriale n. 31 del 18 marzo 2003 disciplina la fattispecie della formazione di classi collaterali al punto 3.6 elencando a titolo esemplificativo talune circostanze che giustificano lo sdoppiamento delle classi esistenti. Tali circostanze vengono qualificate come impreviste evenienze a sottolineare il carattere del tutto eccezionale e residuale dell'esistenza di classi collaterali. Ne consegue che il numero di classi collaterali non può essere superiore all'unità in quanto, oltre ad essere contraddetta l'eccezionalità del fenomeno, risulterebbe vulnerato il principio legislativo della parità scolastica come istituto previsto solo per corsi completi.

Il tema si lega strettamente a quello degli esami di idoneità che costituiscono nella maggior parte dei casi l'evento cui si ricollega il fenomeno della proliferazione delle classi collaterali. Richiamando il concetto già espresso che ne ricollega l'istituzione ad eventi imprevisti e quindi eccezionali e residuali, si osserva come in tale categoria non possono ess