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06/01/2022

Telelavoro e lavoro agile

Sergio Auriemma

Lo sviluppo del telelavoro nelle pubbliche amministrazioni (il fenomeno era già noto in ambito giuridico-privatistico, con l'espressione home-office, ed era stato esplorato dalla giurisprudenza per talune questioni applicative che l'istituto mette in risalto) è stato ampiamente studiato e dibattuto, oltre che nei suoi aspetti socio - organizzativi, soprattutto per l'impatto innovativo che è in grado di produrre su tradizionali modelli di organizzazione del lavoro.

Il telelavoro costituisce una forma di impiego flessibile delle risorse umane , utile per realizzare riforme funzionali ed orientare i processi produttivi; esso, entro certi limiti, può essere usato sia per conseguire complessive economie di gestione e di riduzione di costi, sia per rispondere ad una domanda di servizi sempre più variegata.

Il telelavoro nelle pubbliche amministrazioni trova la sua disciplina in un complesso di disposizioni di fonte sia legislativa, sia regolamentare; entro tale cornice, è lasciato spazio all'autonomia contrattuale collettiva per l'integrazione, la specificazione e l'adattamento della disciplina regolatrice.

In via generale, il d.lgs. n. 165/2001 (che sostanzialmente riproduce quanto già introdotto dal d.lgs. n. 29/1993 e successive modifiche ed integrazioni) prevede che " Per rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali le amministrazioni pubbliche possono avvalersi delle forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale previste dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa, nel rispetto delle procedure di reclutamento vigenti" (art. 36, comma 2, primo periodo).

La normativa specifica sul telelavoro nelle PP.AA. è stata recata dalla legge n. 191/1998, il cui art. 4 dispone che le amministrazioni pubbliche possano avvalersi di forme di lavoro a distanza , allo scopo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro e di realizzare economie di gestione attr

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