Come potrebbe essere il nuovo anno di formazione?

Uno dei punti innovativi della legge 107/2015 è rappresentato dalla formazione in servizio dei docenti, che diventa “obbligatoria, strutturale e permanente”. Un primo banco di prova è rappresentato dalle attività che dovranno essere predisposte fin da subito per i docenti neo-assunti nel corrente anno scolastico. Vediamo quali le novità introdotte dalla Buona Scuola e quali le ipotesi per il nuovo anno di formazione.

 

Le novità della legge 107/2015

Certamente uno dei punti innovativi della legge 107/2015 è rappresentato dalla formazione in servizio dei docenti, che diventa “obbligatoria, strutturale e permanente”. Si esce dalla logica “debole” del diritto-dovere per imboccare la strada maestra di un investimento sostanziale sulla professionalità docente. A tal fine vengono incrementati i finanziamenti per promuovere la formazione e si istituisce una “card elettronica” del valore di 500 euro per sostenere i “consumi culturali” dei docenti. Altre misure riguardano gli incentivi per il merito e l’impegno dei docenti, tra i quali ritorna la partecipazione alla formazione in servizio.

Un primo banco di prova di questa svolta positiva a favore di una formazione seria ed efficace è rappresentato dalle attività che dovranno essere predisposte nei prossimi mesi (anzi, da subito) per tutti i docenti neo-assunti nel corrente anno scolastico 2015-2016 (oltre 100.000 in base alle previsioni della legge 107/2015). Ma la conferma dei numeri si avrà solo dopo il completamento delle diverse fasi (0, A, B, C) in cui si articola il piano delle assunzioni. Si tratterà comunque di un numero notevole di docenti impegnati nel periodo di prova e di formazione.

In proposito ci sono delle novità, contenute nei commi 115-120 dell’articolo unico della legge 13 luglio 2015, n. 107. Dalla lettura del nuovo testo legislativo si evincono alcune novità in fatto di:

  • intreccio tra il periodo di prova e le connesse attività formative (occorre un servizio prestato per almeno 180 giorni, dei quali almeno 120 per attività didattiche);
  • prerogative del dirigente scolastico (che dovrà valutare il personale docente al termine del periodo di prova);
  • modifica della composizione del comitato di valutazione (che quando esprime parere per il superamento del periodo di prova è formato da 3 docenti – due scelti dal collegio ed uno dal consiglio di istituto – dal docente che svolge funzioni di tutor e dal dirigente scolastico che lo presiede);
  • ruolo del docente-tutor accogliente (che oltre a svolgere funzioni di accompagnamento, consulenza, supervisione professionale, fornisce elementi istruttori al comitato di valutazione e al dirigente);
  • definizione – attraverso un decreto – degli obiettivi di sviluppo professionale e di miglioramento per i docenti neo-assunti;
  • caratteristiche del percorso formativo che accompagna il periodo di prova;
  • criteri per la valutazione del personale in periodo di prova.

Ma l’“indurimento” delle procedure valutative è compensato dalla previsione di un supporto più sostanzioso al neo-assunto nel periodo di formazione, attraverso un percorso formativo più articolato e con l’affiancamento di un collega esperto con funzioni di tutoraggio.

 

Cosa ci dice l’esperienza?

In questa prospettiva si è già mosso il MIUR nel corso dell’a.s. 2014-2015[1] (in cui 28.000 docenti sono stati assunti nei ruoli), modificando le precedenti routine formative e proponendo un modello formativo arricchito da diversi tipi di azioni:

  • incontri iniziali di accoglienza e di presentazione del percorso formativo (per circa 5 ore di attività);
  • partecipazione a laboratori formativi ad hoc (per circa 15 ore, da dedicare a temi significativi di carattere prevalentemente didattico e metodologico, anche sulla base delle esigenze formative manifestate dai docenti);
  • momenti di osservazione in classe, in forma “peer to peer”, stimolando la reciproca collaborazione tra docente neo-assunto e docente tutor (cui dedicare un monte-ore di circa 10 ore);
  • la costruzione di un portfolio di documentazione (sulla base di un format elettronico messo a disposizione da INDIRE), in cui dar conto del proprio percorso professionale, della rielaborazione di esperienze didattiche, della proiezione verso ulteriori azioni di sviluppo formativo, anche a seguito di un proprio bilancio di competenze). Il tempo da dedicare a questa azione era pari a 20 ore. Il portfolio diventava poi il “medium” su cui condurre il colloquio in sede di valutazione finale del periodo di formazione (che comprendeva, però, anche altri elementi)[2].

Gli esiti del monitoraggio svolto dal MIUR e da Indire hanno fornito riscontri positivi sui diversi passaggi del nuovo modello: dalla fase di peer review (di cui è stato apprezzato lo stimolo aperto al confronto, alla condivisione, alla reciproca collaborazione tra docenti junior e senior) alla fase del portfolio (di cui è stata apprezzata la semplicità dell’impianto e lo stimolo alla riflessione sulla propria didattica e professionalità).

 

Tavola 1 - Cosa osservare in classe?

Una semplice check-list può consentire di tenere sotto controllo gli indicatori più significativi dell’azione didattica:

  • Strategie didattiche (strutturazione dell’insegnamento, interazione verbale, sostegno all’apprendimento, feed-back, ecc.);
  • Gestione della classe (gestione del tempo, gestione delle attività, organizzazione degli spazi, ecc.);
  • Sostegno personalizzato (supporti, incoraggiamento, attenzione alle differenze, inclusione, BES, ecc.);
  • Contesto (coinvolgimento degli allievi, rapporti interpersonali, uso della voce, gestualità, ecc.);
  • Utilizzo delle risorse didattiche (tecnologie, libro di testo, LIM, altre risorse, ecc.).

L’osservazione dovrebbe cogliere dominanze, regolarità, stili di lavoro rilevabili in una ipotetica ora di lezione, scandita in unità temporali più ridotte (ad esempio di 10/15 minuti), corredandola di notazioni di eventi, incidenti critici, reazioni, ecc.

Fonte: linee guida per l’anno di formazione in Emilia-Romagna, 2015-15. www.istruzioneer.it (area formazione)[3]

 

Ipotesi per il nuovo anno di formazione

È dunque prevedibile che per i nuovi immessi in ruolo venga riproposto il percorso messo alla prova nei mesi scorsi, con gli opportuni adattamenti. Nel caso dei neo-assunti si stratta di ben calibrare gli aspetti valutativi del periodo di prova (ben visibili nei commi della legge di riforma) con quelli “formativi”, cioè di incentivo alla crescita professionale. Questa tensione è ben visibile in un oggetto come il “bilancio di competenze”, che implica un mix di azioni autovalutative e di sguardi “esterni”, per consentire al docente di ricostruire il senso del proprio lavoro e darsi degli obiettivi di miglioramento, posizionandosi rispetto a standard professionali di riferimento.

 

Tavola 2 - Verso gli standard professionali

Prendersi cura degli allievi e della didattica

  • Organizzare e animare le situazioni di apprendimento
  • Gestire la progressione dell’apprendimento
  • Osservare e valutare gli studenti nelle situazioni di apprendimento, secondo un approccio formativo.
  • Coinvolgere gli studenti nel loro apprendimento e nel loro lavoro

Prendersi cura della gestione della scuola

  • Lavorare in gruppo
  • Partecipare alla gestione della scuola
  • Informare e coinvolgere i genitori

Prendersi cura della propria professionalità

  • Servirsi delle nuove tecnologie
  • Affrontare i doveri e i problemi etici della professione
  • Curare la propria formazione continua

Fonte: materiali per anno di formazione 2014-15. MIUR-INDIRE.

 

Sono maturi i tempi affinché ogni docente sia invitato a compiere – all’inizio del proprio incarico – una sincera autoanalisi delle proprie dimensioni professionali sulla base di alcuni standard (conoscenze disciplinari e didattiche; capacità relazionali e gestione della classe; collaborazione con i colleghi nell’ambito della scuola, cura della propria formazione) su cui innestare un programma di sviluppo professionale, formalizzato in un vero e proprio patto con la scuola di inserimento.

Al termine del percorso l’insegnante dovrebbe compiere un nuovo bilancio del proprio progresso professionale in un processo continuo di miglioramento. Questo ciclo dovrebbe costituire l’essenza del portfolio in cui documentare la traiettoria in continua evoluzione della professionalità.

Parallelamente si svolge l’azione valutativa del dirigente per la conferma in ruolo del docente, ma questa è un’altra storia…. [per cui bisogna attendere il decreto attuativo].

 


[1] Un’analisi delle caratteristiche innovative dell’anno di formazione 2014-15 è reperibile nel webmagazine di Giunti Scuola, a cura di G.Cerini: http://www.giuntiscuola.it/lavitascolastica/magazine/articoli/anno-di-formazione-che-sia-un-anno-utile/

[2] Sulla pluralità di usi del portfolio (tra funzione autovalutativa e riflessiva e funzione valutativa e certificativa) si veda la ricognizione compiuta da S.Quattrocchi, Perché un portfolio per il docente?, in “Rivista dell’istruzione”, n. 5, settembre-ottobre 2015, Maggioli.

[3][3] I materiali elaborati in occasione dell’anno di formazione 2014-15 in Emilia-Romagna sono presentati nel volumetto USR ER, Essere docenti in Emilia-Romagna, Tecnodid, Napoli, 2015. Reperibile in rete: http://www.istruzioneer.it/wp-content/uploads/2012/01/EssereDocenti2014-15.pdf